martedì 11 ottobre 2011

P

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quella foto educata col prendisole celeste

e le infiorescenze tipo petardo. Il giorno

in cui tua madre ti mandò a chiamare di corsa
e nel quartiere vibrava un vento basso da mare
mentre caricavo la macchina, solo. Come

è sempre stato anche il sole non fa niente
per mettersi in mostra, più di quanto gli costa
esistere per se stesso. Non te ne accorgeresti
se non ci fosse l’ombra di un segreto
o una voce sconvolta che da dietro un angolo

ti dice “fa caldo” ogni ora.

A tanto si riduce il mio leggerti le previsioni
del tempo, risolvendo a memoria il cruciverba
dei tuoi occhi attratti da altro. A tanto si riduce

la corrente che dal finestrino socchiuso copre
con un fischio le parole d’Erode di chi ti vuole
una strada tra tante. Il rebus del mio tatuaggio

e la P che porto sul petto ridendo dentro
gli occhiali da sole. Tu che mi hai detto “per
favore portami via” quasi urlando.

(bob)

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