sabato 17 settembre 2011

I VITELLONI DEL 2000














Il primo vitellone è alto e magro, la giacca con lo stemma dei Limp Bizkit, nove stelle di cartone conficcate nei fianchi, e un sorriso pronto per ogni volta che lo ferma la polizia mentre torna a casa, proprio mentre già sta pregustando il trancio di pizza che ha lasciato in frigo.

Il secondo invece ha la pancetta da carboidrati e alcool, quella che non lo abbandonerà mai, nemmeno dovesse immaginarsi dentro la televendita della tipa americana che non smette mai di correre, un misto di "Ma che colpa abbiamo noi" dei Rokes e di Mr. Grady di "Shining".

Il terzo non esiste, eppure ce l'ho qui accanto mentre tenta di imparare a memoria la discografia di Celentano, quello che aveva già detto tutto in "Un albero di trenta piani", 40 anni fa'. E' senza dubbio dovuto alla sua manìa di vivere in città, la nevrosi ormai è di moda, chi non l'ha, ripudiato sarà.

Anche il vintage oramai è passato di moda.

Lo sa bene il primo vitellone, che ha mandato in mansarda il giradischi, sostituendolo con un più moderno e comodo hard disk di mille mila tera. La nonchalance con la quale cancella intere discografie, senza averle mai ascoltate, gli fa' girare il gulliver. Un pò come avere a disposizione l'intera filmografia di Fellini, scegliendo infine di vedersi una puntata di "F***o**".

Il secondo vitellone a Carnevale ha capito molte cose. Se ne è andato in giro vestito da poeta, senza nemmeno vendere o scattare fotografie virate seppia. Dopo aver parcheggiato la macchina, al solito, accanto ai cassonetti della spazzatura, ha comprato sette bolle di sapone, per poi rivenderle una volta resosi conto che il vestito da poeta non funzionava. O almeno non in quel modo.

"Semel in anno licet insanire"...

Lo insegnava anche Charles Manson alla sua "Famiglia". Sharon Tate l'aveva capito in un baleno, mentre nel riflesso del vetro del suo cocktail si intravedeva il sorriso anfetaminico di Charlie "Tex" Watson.

Il terzo vitellone ha appena preso un biglietto per andare a vedere l'esecuzione di Carlo Magno in Piazza del Popolo. Perde sette interminabili minuti a cercare il telecomando col quale cambiare canale. Più suda, più si innervosisce, e più la sua immagine si cancella. Alla fine scova un telefilm sul due, col quale si addormenta sognando sé stesso che pensa cosa mangiare.

Il primo vitellone adora i gruppi cover. Si fanno un botto di soldi con i gruppi cover. A dire il vero poi, è anche estasiato dalla perfezione maniacale con cui riproducono le canzoni dei suoi beniamini. Vorrebbe tanto metter su un gruppo cover di De Andrè. Non importa se sarebbe il sesto solamente nella sua città. E poi, male che vada, rimarrebbero le opzioni Rino Gaetano e Impaled Nazarene, coi secondi favoriti sul primo.

Il secondo vitellone ora ha deciso che deve avere un fisico perfetto. Si è piazzato in casa un set da palestra incredibilmente costoso : pettorali alti, bassi, interni ed esterni; addominali bassi e alti; bicipiti, tricipiti, dorsali, niente deve sfuggire al controllo suo e dei carboidrati che ormai assume una volta sola a settimana. Condimenti ridotti all’osso, niente fritture, grassi, alcool e sigarette. Solo una marea di creatina e anabolizzanti che gli fanno fare spesso quell’incubo in cui lui rimane da solo al concerto dei Modena City Ramblers.

Il terzo vitellone a festa Madonna vuole sapere sempre dove si trova la gente, in che posto la maggior parte delle persone va a mangiarsi il panino con la salsiccia, dove conviene mettersi per vedere meglio i fuochi d’artificio. Non si è mai ricordato un incubo, né un sogno, e la notte dorme con la televisione perennemente su Italia Uno a volumi che nemmeno gli Iron Maiden al rock in Rio, la luce accesa, il pavimento invaso da bottiglie di birra e cartoni di pizza, dai quali spesso prendono forma i suoi più cari amici, con i quali decide le quote Snai più succulente del weekend.

Il primo vitellone è morto questa mattina.

Riverso sul pavimento, sembrava dormisse. Gli altri due vitelloni, appena arrivati a prenderlo per portarlo al lago, si sono fermati una decina di minuti a pensare milioni di cose. Nessuno dei due, anche a sei anni di distanza, si ricorderà quale album stesse sparando forte dalle casse. Non avesse relegato in mansarda quel giradischi, uno dei due sarebbe andato ad alzare la puntina prima di posare il disco e stamparsi l’immagine di copertina in eterno nel gulliver.

(Michelangelo)

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