giovedì 2 settembre 2010

Che nicche e nacche?

Stanotte di fronte al computer spento
sei venuta a trovarmi
e mi hai chiesto del tuo scialle nero,
che ti eri presa di freddo
tutta la notte a passeggiare. Ti ho detto
che se l’era preso il gatto
sfacendolo con le unghie mentre cercavo
di liberarlo. Ma non mollava. Allora ho iniziato
a dargli botte, più botte che potevo
e più la bestia stringeva forte. Era il tuo
gatto e pian piano con le unghie
diventava nero come lo scialle anche lui,
finché si è perso tra le maglie che la zia
un giorno come tanti
un po’ per noia ti aveva fatto. Che colpa
ne aveva il gatto? Non lo so.
Ma come te un pomeriggio da un momento
all’altro non lo abbiamo più rivisto e tu
ne hai pianto così tanto che non credevo
ci si potesse disperare
per una cosa come questa. Non credevo
potesse esserci in te un momento di resa,
e non solo dal freddo che passeggiando
questa notte mi ha sorpreso a ripensarti
per strada, fino a risalire nella mia stanza
dinnanzi al monitor del computer ancora
spento. Come una cosa straordinaria.

(bob)