domenica 14 ottobre 2012

Mamma, altri cinque minuti…















La notte in cui presero il rhum e con quello ci lavarono la macchina.

La notte in cui avremmo bevuto anche il detersivo per non far torto ad alcuno.

La notte in cui ci spostammo da un bar all’altro senza cambiarci i vestiti di dosso.

La notte in cui saremmo passati volentieri a salutarvi per raccontarvi della prossima stazione.

La notte in cui capimmo che le stazioni successive sarebbero state solo un cambio palco, senza nemmeno un roadie che ci aiutasse a mettere a posto i nostri strumenti.

La notte in cui Marco era appena tornato da Londra e non era cambiato di una virgola, forse appena più bruciato. 

La notte in cui nella valigia non c’era posto per la chitarra e allora pensammo: “chi ce la fa fare”.

La stessa notte in cui dopo aver realizzato della chitarra mettemmo al suo posto un altro paio di scarpe più spesse.

La notte in cui andammo a dormire al parco per poi essere svegliati la mattina dagli idranti che sparavano caffè.

La notte in cui finì l’inchiostro per le emoticon e non potemmo più addolcire le frasi ad effetto.

La notte in cui tutti sapevamo che il momento giusto era quello e non altri, ma alle nove c’era la partita e l’abbonamento che l’avevamo fatto a fare.

La notte in cui guidammo a fari spenti nella notte per vedere se era poi così difficile riaccenderli e guardarci dritti negli occhi.

La notte in cui andammo a dormire presto e per sempre non ci fu verso di svegliarci.