sabato 22 ottobre 2011

Il duca

Da un po’ ti stai impensierendo. Come sempre
per le chiavi di casa scomparse. Hai
voglia che qualcuno ti dica qualcosa.
Di correre dietro al primo soffio di vento
della stagione. Hai voglia di urlare
cose tremende dalla finestra alle persone,
cose di quelle che non si sentono
in giro. Hai voglia di scrivere tutte le preghiere
che sai, sull’Angelo Custode, l’Ave Maria
o il Padre Eterno. Hai voglia
di sciogliere il mondo come cera a mani giunte.
Persino alle sei del mattino
con la tele ancora accesa ad un volume
che non è proprio possibile addormentarsi
disteso sul letto hai voglia di non svegliarti mai.
Però no. La ragazza col culo bello
e quel modo di fare alla John Wayne
non ha voglia di vederti sistemato. Lei
vuole sapere chi sei, quanti romanzi
nascondi nell’armadio e se puoi dirle
qualche cosa da poeta. E tu ti alzi
con la flebo che ti insegue come tua madre
quando avevi cinque anni
e danzi senza mutande un ballo lento tipo Linus
con lei e la coperta avvoltolati dietro.

(bob)


sabato 15 ottobre 2011

Groucho dammi la pistola

Di notte i sogni escono
dal cuscino e vanno in città.

Evitano i pub che si chiamano
Oblomow, Molly’s o London Tavern
e piuttosto scappano vicino
alle piazze poco illuminate, dove spesso

nelle prime ore dell’alba

si può sentirli scalciare i muri
o sbattere contro tubi in plexiglass.

Noi li aspettiamo in piedi.

Lasciamo le chiavi sotto gli zerbini
e urliamo forte se li sentiamo entrare.

Le giornate poi scorrono tranquille.

(bob)


martedì 11 ottobre 2011

P

Metti il tuo profilo migliore su Facebook
quella foto educata col prendisole celeste

e le infiorescenze tipo petardo. Il giorno

in cui tua madre ti mandò a chiamare di corsa
e nel quartiere vibrava un vento basso da mare
mentre caricavo la macchina, solo. Come

è sempre stato anche il sole non fa niente
per mettersi in mostra, più di quanto gli costa
esistere per se stesso. Non te ne accorgeresti
se non ci fosse l’ombra di un segreto
o una voce sconvolta che da dietro un angolo

ti dice “fa caldo” ogni ora.

A tanto si riduce il mio leggerti le previsioni
del tempo, risolvendo a memoria il cruciverba
dei tuoi occhi attratti da altro. A tanto si riduce

la corrente che dal finestrino socchiuso copre
con un fischio le parole d’Erode di chi ti vuole
una strada tra tante. Il rebus del mio tatuaggio

e la P che porto sul petto ridendo dentro
gli occhiali da sole. Tu che mi hai detto “per
favore portami via” quasi urlando.

(bob)