mercoledì 27 aprile 2011

PEGI 17

“Torno a casa” penso “e scrivo
la più bella poesia del mondo” col Jhonny
Walker versato a ridosso e un principio
di autocombustione sul petto. Nudo
 sul mio letto. “Parlo di tramonti
interminabili, di estintori e di cadaveri
soldati uniti in cerchio mentre fuori
piove.” Chiedo “un Lagavulin” secco
e il cameriere

mi fa quasi un complimento. Faccio
finta di non essermene accorto e mi alzo
senza attendere il resto. Condivido
qualche cosa sul registro all’ingresso
firmando ‘Molasses Roberto: presunto
fesso’. La signora di fronte ha letto,
però distoglie lo sguardo distrattamente.
Le sorrido con le borse degli occhi e poi
esco. Piove, solamente un po’ più forte.

Al rientro siedo rapido al computer
e lo accendo. Di là mio padre russa
come all’inferno, che non sembra vero
pensare che qualcun altro gli dorma
accanto; però è così. Stacco un post-it
dal blocchetto e segno: ‘Ore 5 p.m. –
Ricordarsi di prendere Martina in centro.’
Lo incollo sullo schermo. Controllo la posta
e poi spengo. Con la ventola che rantola
polvere. Tossisco. Mi riprometto di smettere
domani al più presto.

Vado in bagno. Mi caccio la lente e mi guardo
un po’ allo specchio un foruncolo sul naso.
Lo gratto, non esce niente. Sciacquo bene
il viso, mi svesto e sono pronto. Mi sento una
lingua mentre scivolo nel letto. Il bicchiere
di lato, la TV a volume basso. Sistemo il cuscino
dietro la schiena e mi addormento. Non so cosa
avrò scritto al mio risveglio, non lo so veramente.

(bob) 

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