mercoledì 13 aprile 2011

Joe Corvo















"Hai gli occhi rossi".

"Non è vero... al massimo verdi".

"Non è che hai fumato anche questa volta?"

"Non è che ogni volta che ti racconto dei sogni che faccio, devi pensare ch'io mi sia fumato qualche erba ancestrale, oppure mi sia bevuto l'Ayahuasca del Lidl, quello in offerta accanto al semolino... certe cose le sogno e basta, ho sempre sognato cose piuttosto strane..."

L'altra volta ti ho sognata, e come nella realtà non riuscivi a capire quello che ti dicevo, tranne la parte sul Campari, che fino a qualche anno fa' conteneva un colorante a base di insetti simili alle coccinelle (cocciniglia credo si chiamasse). Da quando te lo raccontai, ti dedicasti alle virtù benefiche del rum e cola, tuo compagno fedele di saccarosio e poesie che per fortuna non mi sognavo di scrivere nemmeno a quindici anni. Perdìo ma come diavolo si può pretendere di scrivere quelle smancerie trite e ritrite per poi convincersi che siano dei pensieri profondi? Vecchio Hank aiutala tu a fottersene della forma, guidala nel tuo più bel puttanaio, falle capire che la donna perfetta spesso è quella che non ritorna a prendersi l'orecchino che ha lasciato sul comò. Se ne fotte lei dell'orecchino, capisci? Se ne fa' comprare un altro.

Però in fondo ti voglio bene.

Lo sai quanto mi abbiano traviato le dilatazioni del post-rock, non è colpa mia. E mi fa' piacere se ci vedi De Andrè mentre io credo siano i Labradford, o se ci sentirai De Gregori e invece saranno gli At the gates. In fondo, quando Gotek sparava bossoli in quella fabbrica di Carsoli, a far da contraltare alla cassa dritta c'era Claudio Villa, gentilmente omaggiato dalla mia serotonina, per l'occasione smossa dal cristallo che mi faceva vedere Bret Eston Ellis al posto di De Amicis.

"Mi hai stancato con tutte queste citazioni e queste cose incompresibili, mi sa che vado di là a seppellire Joe Corvo, amante focoso e marito fedele".

Quella volta M. seppellì per davvero Joe Corvo, proprio nel nostro giardino, sotto l'albero incrociato a metà fra arancio e limone, quello che il padrone Giovanni Senza Terra a quest'ora starà contendendo legalmente a qualcuno.

Comunque M. non era ospite mia, bensì del mio coinquilino. Credo gliel'abbia data due o tre volte, lui sicuramente non era affatto innamorato, lei manco, era un modo per passare una settimana diversa, capendo che forse era passato troppo tempo senza che se ne fossero accorti. Prima di andarsene non ha lasciato orecchini sul comò, ma un libro con una dedica : " A miky occhi blu".

Se ci ripenso, oggi, tre cose mi fanno sorridere.

La prima è che ho gli occhi a metà fra verde e marrone.

La seconda, è che i film con Hugh Grant mi fanno cagare.

La terza, è che non ho letto mai quel libro, mentre il mio coinquilino l'ha finito tutto in quattro giorni, ovviamente dopo avermi chiesto se potevo prestarglielo.



(Michelangelo)

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