sabato 4 dicembre 2010

Non penso tu sapessi di essere in questa canzone...


"E tu da cosa ti vesti domani sera?"

Sono ormai convinto che questa domanda d'ora in poi mi verrà posta ogni quarto d'ora dalla ragazza qui al mio fianco. Più non le rispondo e più continua ad ingollare tequila neanche fossimo su uno dei tavoli di "Dal tramonto all'alba". Solo che, al posto del vampiro di turno assetato di sangue, devo combattere la sua irrefrenabile voglia di annichilirmi svelandomi dubbi circa l'annosa scelta tra le ultime "serie tv" di grido.
Tempo due minuti e mi chiede se anch'io sono un appassionato di "Lost", oppure "Boris".

Come faccio a non essermi appassionato a "Boris"?

Come fai tu a non essere mai stata osservata dal mostro pescato nella "Dolcevita"?

Mentre vorrei dirle che "Twin Peaks" (come del resto Bruce Springsteen) vorrei lasciarmelo per i 40 anni, sopraggiunge rapida la domanda : "ancora non mi hai detto da cosa ti vesti domani sera..."

Domani sera mi vesto da penna e mi faccio incartare così qualcuno mi regala alla tua migliore amica.

Sì, proprio quell'amica che ora si sta per avvicinare. Magari ora attacca conversazione, e dopo quattro secondi di parole inutili viene a chiedermi se sono su Facebook, così mi aggiunge.
Con uno scatto fulmineo la afferro per i capelli come si fa con i "precog" di "Minority Report", lei mi confessa che senza Tequila bum - bum la sua vita non ha senso, io cado a terra colto da una crisi mistico - sensoriale neanche avessi bevuto dalla lisergica SevenUp offerta da Leary agli "Ash Ra Tempel".

Fuori c'è il padrone del pub in cui finalmente mi accorgo di essere. Sgasa a tutta birra con il suo Suv sollevato a sette metri da terra, reduce da un tour de force che lo ha portato in soli cinquanta minuti a scorgere un migliaio di targhe, sempre le stesse, sempre diverse.

Non che per me ora non valga la stessa cosa. Il Chiappucci che si involava al traguardo a premi nella discesa della Stazione Tuscolana, prima del Gran Premio della Montagna di "Colle Pontelungo", è stato sostituito a fine primo tempo. Non per niente "pensavo è bello che dove finiscano le mie scarpe debbano in qualche modo incominciare una frizione, un freno o un acceleratore". Cinque metri e poi staccare.
Cinque metri e poi staccare. Quattro metri e poi staccare di nuovo. Clacson. Sono stato forse io a premerlo? Sarebbe una figata se fossi stato io ma l'avessi affibbiato alla donna isterica che da dietro vorrebbe tanto tamponarmi, e invece non lo fa perchè l'oroscopo del giorno le ha pettinato la coscienza.

Uscendo fuori dal pub, le mura di cinta sono piene di scritte. Riesco a scorgerne solo una, nel mentre una delle due ragazze (non saprei dire quale anche perchè distinguerle sarebbe un'impresa) continua ad assillarmi con tipiche frasi da ubriaca sconnessa. E' una frase alquanto scurrile, casualmente proprio ciò che vorrei dire alla suddetta zanzara odorosa di tequila.

La cosa più sorprendente è che, non appena si accorge di essere ormai finita in questo racconto (o canzone?), si gira verso il padrone del pub che da dentro la guarda con un sorriso inquietante.

Ha appena messo sul giradischi "The rise and the fall of Ziggy Stardust".

Nel momento in cui il Duca Bianco le sta cantando "I think I saw you in an ice-cream parlour, drinking milk shakes cold and long.
Smiling and waving and looking so fine, DON'T THINK YOU KNEW YOU WERE IN THIS SONG...", il sogno è al termine, e noi con lui.



(Michelangelo)

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